Itinerario di visita dei quartieri Capo ed Albergheria: contrade e monumenti
Percorrere i quartieri Capo ed Albergheria comporta un saliscendi, non solo geografico di discesa e risalita verso e da le depressioni dei letti dei due fiumi Papireto e Kemonia che attraversavano i due quartieri, ma soprattutto di sensazioni ed emozioni che all’attento osservatore consentiranno di cogliere l’animo della città antica, tormentato dalle tante contraddizioni, e di rimanerne ammaliato.
Alla opulenza di Chiese e conventi, oggi quasi tutti distrutti o adibiti ad usi diversi si contrappongono le palazzine costruite nel XVIII e XIX secolo per i piccoli mercanti ed artigiani che vi avevano o hanno ancora bottega e gli alloggi di fortuna di chi è nel forte disagio economico e sociale, soprattutto le popolazioni migranti degli ultimi decenni o quanti colpiti dalla crisi occupazionale.
Quartieri pieni di luce, che si rompe e si ricompone nei tanti vicoli e piazze che rimandano con i loro nomi al lavoro, creativo e di grande abilità, dei tanti artigiani che qui avevano bottega: lavoratori del legno, del ferro, ceramisti, conciatori di pelle e calzolai, arredatori e tappezzieri ...
Quartieri dai colori e dagli odori forti come quelli propri delle derrate alimentari che inondano ancor oggi le strade dei due mercati popolari e del cibo da strada con vere e proprie delibatezze che solo per gustarle meritano il costo del viaggio.
Tutto è tenuto insieme dal vissuto dei suoi abitanti, che qui si manifesta vivo nelle tante voci che corrono e si inseguono per le strette vie e vicoli come quelle dei “putiari” (bottegai) che con le loro grida, “abbanniata”, decantano la bontà delle proprie merci ed invitano a comprare, o quello delle comari tra balcone e balcone, quello dei bambini che giocano per strada, o di chi fermo a i crocicchi disserta anche sui grandi sistemi o si scambia “sfottò” sulle squadre di calcio o discute animatamente su una partita a carte davanti alla taverna, che oggi si vanno trasformando in ristoranti per turisti, o quelli della movida notturna dei tanti giovani che qui si ritrovano per passare le ore tarde della sera ed ancora le invocazioni gridate ai Santi Patroni quando sono condotti in processione per le vie dei quartieri.
L’itinerario che proponiamo è di scoperta, di contaminazione del e con il territorio. Lo abbiamo strutturato per le diverse contrade, non solo geografiche, ma anche di identità culturale, in cui il territorio si articola.
Contrada di Porta Carini
Ha il suo Santo Protettore nella Madonna del Paradiso, custodita nella Chiesa di San Gregorio Magno, la cui festa si celebra la prima domenica di settembre.
Si estende a ridosso della parte settentrionale della cinta muraria spagnola del XVI secolo di cui è pervenuto il tratto della via Mura di San Vito in cui si apre la Porta Carini, da cui inizia il nostro itinerario, Costruita nel 1782, è considerata porta di ingresso al mercato ed al quartiere Capo.
In questo primo tratto del mercato alcuni dei vecchi “putiari” (venditori di alimenti) si sono convertiti a valenti ristoratori. Le pescherie di questo qui offrono anche piatti pronti da asporto.
La contrada porta ancora ben visibili i segni degli sventramenti dovuti alla costruzione del Teatro Massimo (marginalmente) e soprattutto del Palazzo di Giustizia
i luoghi
Chiesa di san Gregorio Magno
In Via Porta Carini - ▼ Google Maps >>
Finita di costruire nel 1688, sulla preesistente chiesa che si vuole fosse stata costruita nell’800 per volere dello stesso Pontefice. E’ ad unica navata. Al suo interno sono custodite pregevoli tele del ‘700 e nella sacrestia un prezioso altare a stucco. Nella chiesa è custodito il fercolo ligneo della Madonna del Paradiso festeggiata con grande devozione nel quartiere la prima domenica di settembre.
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Chiesa di S. Ippolito
In Via Porta Carini - ▼ Google Maps >>
E' stata costruita nel XIV sec, quindi ampiamente rifatta tra il XVI ed il XVII sec. Al suo interno pregevoli dipinti di Filippo Randazzo del XVIII sec. ed una Croce sospesa dipinta nel XVI sec. Pregevoli arredi lignei negli uffici parrocchiali ed in sacrestia -
Chiesa della Immacolata Concezione
In Via Porta Carini 38 - ▼ Google Maps >>
Annessa al Convento che nel 1576 fu costituita da Laura Barbera e Ventimiglia tra il 1604 ed il 1612 secondo la direzione di Orazio del Nobile. Del convento nulla è a noi pervenuto essendo stato distrutto per far posto al Palazzo di Giustizia. Alla semplicità ed essenzialità stilistica del tessuto facciale secondo i canoni dei primi anni dell'epoca barocca si contrappone la ricchezza e la magnificenza delle decorazioni dell'aula a marmi mischi, tramischi e rabischi, considerate uno dei capolavori del barocco fiorito palermitano. Sull'altare centrale una splendida tela con la Immacolata di Pietro Novelli e le decorazioni in marmi mischi dei paliotti dei quattro altari, due per lato addossati alle pareti laterali. La chiesa fa parte del circuito del sacro
Contrada del Noviziato
Ha il suo Santo Patrono in Maria SS. Del Lume custodita nella Chiesa di S. Stanisalo Kostka. I solenni festeggiamenti che richiamano anche chi dalla contrada negli anni si è trasferito si celebrano nella quarta domenica del mese di luglio.
La Via Noviziato e tutta l’area a settentrione della antica città, compresa tra i bastioni della Porta D’Ossuna e d’Aragona, prendono il nome dal Noviziato dei Gesuiti che qui venne costruito dal 1591 al 1594. Annesso al Noviziato era un giardino molto esteso e rigoglioso. Di tutto questo, a seguito della cacciata dei gesuiti dalla Sicilia, delle distruzioni durante i moti risorgimentali e del taglio della via Papireto, è a noi pervenuta solo la Chiesa ed i pini di piazza Noviziato, oggi unico polmone di verde nel quartiere; in questa nel 1936 fu costruita la Casa della Madre e del Fanciullo “Principessa Maria Pia di Savoia”.
Il Noviziato è costituito soprattutto da palazzine di due piani dove ci si ritira a casa dopo una giornata di duro lavoro. Purtroppo molti anni fa uno di loro ritiratosi anzi tempo scoprì la moglie con l’amante. Li uccise tutti e due, scippò loro la testa e le conficco negli spuntoni agli angoli dei balconi. Da questo episodio il vicolo prese il nome di “vicolo Scippateste” che ancora mantiene.
I Luoghi
Piazzale della Memoria
in Via Giovan Battista Pagano - ▼ Google Maps >>
E’ uno spazio ricavato tra il Palazzo di Giustizia costruito tra il 1938 ed il 1955 e gli uffici della Nuova Procura, ultimati nel 2009. E’ dedicato a tutti i magistrati morti per mano mafiosa.
Chiesa di S. Stanislao e Noviziato
in Via Noviziato
Fu edificata nel 1607 come cappella annessa alla casa conventuale per il noviziato dei gesuiti. Ad unica navata il suo interno è decorato a stucco con bibliche figure allegoriche. Dipinti del '600 e del '700 ornano le cappelle. Di notevole all'interno la statua di S. Stanislao ed il Crocifisso ligneo.
La chiesa è soprattutto nota come chiesa della Madonna del Lume, la cui devozione nata qui si è diffusa in tutto il mondo. La contrada del Noviziato l’ultima domenica del mese di luglio le tributa una grande festa. Oggi la chiesa è chiusa in attesa di restauro.
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Nelle immediate vicinanze vi è il bastione di S. Giacomo o Porta Cuccia, uno dei pochi rimasti della antica cinta muraria spagnola
Chiesa di Santa Rosalia ai 4 Ss. Coronati
in Via S. Rosalia ai 4 Ss. Coronati
Costruita dalla Compagnia dei Muratori che nei 4 Ss. Coronati hanno il loro protettore, è costituita da una unica navata. Vi sono custodite pregevoli tele del XVII secolo, tra le quali quella in cui è raffigurata S. Rosalia che intercede per Palermo è attribuita a V, La Barbera. La Confraternita ha acquisito il privilegio perenne di curare il porto ed il riporto dell'Urna argentea con le reliquie di S. Rosalia custodita in Cattedrale. Una pregevole statua lignea di S. Rosalia, custodita nella Chiesa, viene condotta, dai Confrati, in processione per le vie del mandamento la domenica successiva al di settembre. scheda wikipedia - ▼ Google Maps >>
Chiesa dell'Angelo Custode
in Via Matteo Bonello
La Congregazione del Santo Angelo Custode, detta degli «Staffieri» costruì una prima chiesa nel 1699, sulla quale negli anni successivi ne vene edificata una più grande, in stile post barocco, nella forma dell'aula oratoriale. Oltre alla tele di G. Martorana e M. Cimino di notevole interesse è la balconata del "coro", di legno intagliato e dipinto, del XVIII sec. La prima chiesa è stata trasformata in cripta. La chiesa fa parte del "Circuito del Sacro"
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Contrada del Gran Cadì (Cappuccinelle e S. Agostino)
L’identificazione della contrada è nostra e trova ispirazione nella Via disegnata dagli arabi e da loro detta del “Gran Cadi”, che collegava l’entro terra palermitano al mare e che corrisponde alle attuali Vie Cappuccinelle, S. Agostino ed a proseguire Venezia. Elemento identificativo e connettivo della contrada è il mercato che vi si snoda in tante botteghe e bancarelle che ne fanno un centro commerciale “all’aperto” ante litteram. Sono Patrone della Contrada la Madonna della Mercede e Santa Rita.
Al primo tratto dedicato al mercato alimentare, procedendo verso il mare, seguono i tratti dedicati ai prodotti per la sartoria, pulizia per la casa, profumi, oggettistica ed arredo casa, stoffe, abbigliamento, scarpe.
i luoghi
Chiesa della Madonna della Mercede
in Via Cappuccinelle
Fu fondata nel 1482 dai Padri Mercedari dove esisteva la Chiesa di S. Anna. La Chiesa è ad unica navata ed è stata ampiamente rifatta nel XIX sec. Al suo interno sono custodite le preziose statue lignee di Girolamo Bagnasco dedicate a Maria SS. della Mercede ed a S. Nolasco. La Chiesa custodisce altre preziose statue e dipinti del XVII. sec. La Madonna della Mercede è invocata quale “Regina del Capo” e la sua solenne festa ricade nella terza domenica del mese di settembre. scheda wikipedia - tripadvisor - ▼ Google Maps >>
“a pupa ru Capu”, in Via Cappuccinelle (di fronte alla scalinata che porta alla Chiesa della Mercede), celebre mosaico liberty che decora la facciata del panificio Morello.
Chiesa di S. Agostino
in Via Francesco Raimondo 3
La chiesa è stata costruita, con l’annesso convento domenicano, nel XIII secolo ampliando quella precedentemente costruita dai normanni e dedicata a S. Nicolò. Oggi è nota come la Chiesa di S. Rita, la cui devozione vi richiama una folta schiera di fedeli che le tributano la solenne festa patronale la domenica successiva al 22 maggio.
La semplice facciata è arricchita da uno splendido rosone. Il suo interno, ad unica navata, è ricco di tesori d'arte tra cui le statue a stucco di Giacomo Serpotta, pale d’altare di pittori del XVII e del XVIII. Nell’andito del chiostro trecentesco è custodita la statua di S. Caterina opera di Antonello Gagini.
Contrada Piazza Monte di Pietà
Patroni della Contrada sono S. Onofrio, la cui festa si celebra la domenica successiva al 12 giugno, e Santa Rosalia, celebrata dagli abitanti dal 10 al 15 luglio nei giorni del festino.
La zona compresa tra la Guilla e la vecchia Conceria (attuale Via Venezia), era percorsa dal fiume Papireto, le cui acque azionavano le ruote dei mulini presenti nella zona (il vicolo della Ruota prende il nome proprio da un mulino). Fino al 1597 il suo nome era AyniRumi dalla sorgente Ayn Rum (fonte dei cristiani) che vi sgorgava copiosa. Il fiume oggi scorre lungo lo stesso tracciato in un cunicolo ad 8 metri sotto il piano stradale.
Nel territorio confinante con la Via Maqueda fino al 1837 era installato il macello della città detto Bocceria nuova per distinguerlo da quella vecchio della Guilla.
Dalla Via dei Giovenchi e da quella delle Capre venivano condotti gli animali al "Macello" e nelle Vie dei Caldomai, dei Sanguinazzai e dei Pieduzzi si lavoravano le interiora (a quarumi), il sangue (sanguinaccio) ed i piedi degli animali.
Nella vicina via delle Chianche si vendeva la carne. Vicino al "Macello", nel 1589 i macellai costruirono la Chiesa della loro confraternita, intitolandola alla Madonna della Grazia, trasferendovi le immagini da loro venerate dipinte sui muri sia della nuova che della vecchia Bocceria.
Tutta la economia della contrada si reggeva sul pubblico macello, fino al suo trasferimento avvenuto con il taglio della via Maqueda, sulla lavorazione dei panni, da cui ha preso il nome Via Panneria e sull’artigianato della lavorazione del ferro e del legno, mobili per la povera gente che fino a qualche decennio fa inondavano tutta la Via Judica. Nei pressi di quest’ultima vi erano anche le botteghe di abili artigiani nella produzione di profilati lignei per cornici.
Le ferite non rimarginate della grande alluvione del 1931, che fu causa di gran numero di morti, e le distruzioni per i bombardamenti dell’ultima guerra, di cui rimangono ancora ampie tracce, costrinsero molti abitanti ad abbandonarla. Il recupero urbanistico degli ultimi decenni ha ravviato e ravvivato la vita della contrada in cui si sono aperti tante trattorie e ristoranti che propongono piatti della gustosa cucina siciliana e locali di aggregazione soprattutto di giovani che la sera si impadroniscono della contrada.
I Luoghi
Complesso di S. Spirito
in via Francesco Raimondo
Nel 1354 i Benedettini di S. Martino delle Scale stabilirono nella contrada la loro residenza cittadina detta Grancia dello Spirito Santo dalla cappella a Lui dedicata. Si racconta che sotto le finestre dei dormitoi, in una vanella vicina alla sorgente Ayn Rum, le donne che vi andavano a lavare i panni, stuzzicassero i monaci con atteggiamento poco castigato e linguaggio irripetibile. L’Abate Bernardo nel 1429 chiese ed ottenne dalla Università (amministrazione cittadina) la chiusura della vanella espropriando le donne della comodità della fontana. Il convento dal 1866 fu prima caserma dei “pompieri“, poi della Polizia quindi locali per magazzini. Oggi restaurato, ospita uffici Comunali e vi si organizzano eventi.
Oratorio di S. Onofrio
Dà il nome al piano dove sorge. Custodisce una importante pala d’altare e gli arredi in legno intagliato di Giovanni Calandra. sito web - tripadvisor - ▼ Google Maps >>
Palazzo del Monte di Pietà
in Piazza Monte di Pietà
Costruito nel 1550 come palazzo della zecca e subito utilizzato per ospitare una fabbrica di panni, fù trasformato in Monte dei Pegni. Da allora il vecchio nome arabo cominciò a cedere il posto quello nuovo di “chianu o Munti”. Il mandamento che comprende tutto il Capo oggi si chiama “Monte di pietà”. - ▼ Google Maps >>
Edicola Votiva a S. Rosalia
in Piazza Monte di Pietà
Prima edicola dedicata alla Santa, è stata murata a parete nel palazzo difronte al Monte dei Pegni. E’ fatta segno di grande devozione degli abitanti della contrada, che a Lei dedicano un "festino" nel "festino". L’edicola viene addobbata sfarzosamente, si accendono le luminarie per vie e piazze adiacenti, vi si celebrano i riti religiosi ed alla Santa viene tributato l’antico “triunfu” con suonatori e cantanti. Fino a qualche anno fa veniva proposta una ricostruzione plastica dell’apparizione della Santa al cacciatore, che abitava proprio qui al numero 12 di Via Panneria, per confermare la autenticità delle ossa ritrovate e sollecitarne la processione per salvare la città dalla peste. - ▼ Google Maps >>
Contrada della Guilla
Patrona della Contrada è La Madonna dei Sette Dolori i cui solenni festeggiamenti si svolgono nella terza settimana di settembre.
Prende nome da una sorgente vicino alla porta "bab-schatagat" delle antiche mura punico-romane che sgorgava talmente copiosa che gli arabi la chiamarono "Wid", fiume, nome poi volgarizzato in “Guilla”. La Contrada si estende oggi da Piazza Beati Paoli alla Via S. Agata alla Guilla che prende il nome dalla Santa Patrona di Catania che i Palermitani falsando la verità affermavano fosse nata e vissuta in questo luogo.
Il fiume Papireto, fino a che nel XVI secolo non è stato canalizzato ad otto metri di profondità dal piano stradale, lungo il percorso dell’attuale Via Gioiamia, così detta perché una “putiara” (bottegaia) così si rivolgeva affettuosamente ai propri clienti, ha segnato nel bene e soprattutto nel male il vissuto dei pochi che vi venivano ad abitare. Terra prosperosa in cui si producevano frutti ed ortaggi più prelibati della Città ma invivibile per l’area irrespirabile e malsana per i fetidi miasmi che si liberavano dalla palude acquitrinosa a cui il fiume, spesso in secca, dava vita.
E mentre un distico di Antonio Veneziano, scolpito in una lapide posta nell'attuale sacrestia della Chiesa di S. Giovanni, ricorda e celebra l’orgoglio per le presunte origini dell'antica sorgente : "Origino da Nilo e nome dal Papiro; ed io, ch'ero onda del mare, ora sono corso d'acqua terrestre", credenza avvalorata e confermata dalla carcassa di un coccodrillo impagliato posto, fino al 1612, nella volta di ingresso del giardino della Chiesa, che si voleva fosse arrivato dal Nilo, dall’altra parte si racconta che i mariti che volevano liberarsi delle mogli prendessero abitazione in queste case perché le poverette a causa dell’area malsana erano soggette a "colpi di testa" sicchè "pochi ne scampavano", come racconta il Di Giovanni.
La contrada ha ospitato il primo macello pubblico della città.
Nel XVII secolo la contrada, liberata dai malanni del Papireto, si è intensamente popolata e molti artigiani trasferirono qui la loro attività, soprattutto lavoratori del legno, verniciatori e tappezzieri di cui poche botteghe resistono ancora nella Via Gioeni.
I Luoghi
Chiesa dei Ss. Cosma e Damiano
in Piazza Ss. Cosma e Damiano
E' stata costruita nel 1576 e dedicata a San Rocco perché liberasse la città dalla peste, è a triplice navata, con slanciate colonne che sostengono archi a tutto sesto. La chiesa è oggi chiusa ed i suoi preziosi tesori d’arte sono custoditi nel Museo Diocesano.
Da questa Chiesa, assegnata nel 1605 alla confraternita dei Ss. Cosma e Damiano, iniziava ogni 27 di settembre la festa delle genti marinare, di cui i Santi medici erano protettori. "La solenne processione dei Santi Cosma e Damiano era esclusivamente gestita dai marinai e pescatori della Kalsa vestiti di bianco, con fascia rossa attorno alla vita e fazzoletto giallo in testa annodato alla procidana". Le statue dei Santi, dopo una breve sosta davanti al monastero della Badia Nuova venivano portate al rione S. Pietro dove era loro tributata una grande festa.
Chiesa di S. Maria di Gesù
Detta anche S. Maruzza o dei "Canceddi", come venivano chiamati i conduttori di bestie da soma, uniti nella omonima congregazione, in verità "i canceddi" erano le grandi ceste, una per lato, che venivano caricate sugli animali, è stata costruita nel 1660 su una preesistente chiesa del XV secolo. Elegante il portale di ingresso. L’aula interna custodisce la tela dell’annuncio a Zaccaria della gravidanza della moglie Elisabetta. La Chiesa è oggi affidata alla Comunità di S. Egidia che vi ha creato un centro di attenzione e cura per famiglie e bambini del quartiere. scheda wikipedia - ▼ Google Maps >>
Sul lato destro della Chiesa di S. Maruzza, all'interno del palazzo Baldi - Blandano, con ingresso nel vicolo degli orfani, è stata ritrovata quella che era la cripta della Chiesa ma che la credenza popolare accredita fosse il tribunale dei Beati Paoli, gli incappucciati neri, dove venivano condannati prepotenti ed oppressori. La storia dei Beati Paoli si basa su una tradizione orale raccolta dal marchese di Villabianca nei suoi Opuscoli Palermitani. Contrariamente alla diffusa credenza che i suoi adepti fossero difensori dei poveri contro i ricchi ed i potenti, in realtà, attraverso di essa, i nobili, servendosi di sgherri, amministravano quella "giustizia criminale" a favore dei loro interessi e comunque dei potenti.
Chiesa di San Giovanni alla Guilla
in Via Beati Paoli
Costruita nel 1165 dai cavalieri di una Commenda dell’ordine cavalleresco di Malta, che possedeva buona parte dei terreni circostanti, è stata totalmente ricostruita nel 1669. Lo sviluppo in pianta e di un’ampia aula con due cappelloni disegnati nelle pareti laterali. All’interno sono custodite i sarcofagi di notabili. La tela di Mattia Preti in cui è raffigurato S. Giovanni che predica nel deserto è custodita nel Museo Diocesano. La chiesa è oggi affidata alla Confraternita del Cristo Morto e di Maria SS. Addolorata alla Guilla i cui fercoli, custoditi ed esposti all’interno della Chiesa, vengono condotti in processione, tra due ali di folla, il Venerdì Santo. scheda wikipedia - ▼ Google Maps >>
Annesso alla Chiesa è un ampio cortile oggi noto come “U Bagghiu S. Giovannuzzu”, vi si accede ancor oggi da Via Beati Paoli attraverso una galleria portico, della quale è degno di nota il cinquecentesco portale interno formato da un arco a sesto ribassato. Il cortile mantiene ancor oggi un certo effetto scenico ed una arabesca atmosfera. Il giardino era molto noto perché la tradizione vuole che vi crescessero i frutti e gli ortaggi più buoni di Palermo tanto da esser chiamato il giardino della "Concuma".
Chiesa dei Ss. 40 Martiri Pisani
in via Gioeni
Dopo la bonifica del territorio la contrada si arricchì di case di piccola e media borghesia. I nobili pisani ne acquistarono tre insieme ai terreni adiacenti per costruirvi la Chiesa della Nazione Pisana a Palermo dedicandola ai pisani S. Ranieri e ai suoi 40 compagni martiri. La chiesa è ad unica navata con due grandi cappelloni ai lati delle pareti laterali. E’ stata decorata all’interno, per tutta la sua superficie, da Guglielmo Borremans che vi ha illustrato la storia ed il martirio di San Ranieri e dei suoi compagni. Il pavimento è in maiolica preziosamente decorata. All’interno sono ancora custoditi: un prezioso Crocifisso ligneo, la Madonna con il Bambino detta “Santa Maruzza” e la statua di Maria SS. Dei 7 Dolori che le confraternite maschile e femminili omaggiano, insieme a tutta la contrada, con una grande festa nella terza settimana del mese di settembre. Il fercolo è stato scelto per essere posto sull’altare da cui Papa Francesco ha celebrato la Messa nella sua venuta a Palermo nel 2018. - ▼ Google Maps >> - La breve guida >>
Tratto delle mura puniche
in Via Gioeni
Costeggiano la via Gioeni, procedendo verso la Via Matteo Bonello.
Proponiamo qui una digressione risalendo la Via Matteo Bonello, per visitare la Chiesa di S. Cristina la Vetere, in Via dei Pellegrini, che mantiene al suo interno l’impianto della originaria costruzione normanna, e più avanti, in Via Matteo Bonello, la Loggia dell’Incoronazione da cui Re e Viceré, appena incoronati, ricevevano l’omaggio del popolo.
Piazza Papireto
Oggi pienamente recuperata al decoro urbano, era il letto del lago che il corso del fiume Papireto vi formava prima di entrare in città. Vi si affacciano costruzioni più o meno modeste, edificate dopo la canalizzazione sotterranea del fiume, ed il prospetto principale del Palazzo Molinelli di S. Rosalia.
Contrada Peranni - Pirriaturi
La contrada, che corrisponde alla zona compresa tra la Via Peranni e la Via Cappuccinelle, prende il nome di “pirriaturi” dai lavoratori della pietra da costruzione che veniva estratta dalle cave presenti in questo territorio. Era un “pirriaturi” Petru Fudduni, il massimo poeta dialettale palermitano, che scrisse in versi, un poema su Santa Rosalia.
Patrona Maria SS. Delle Grazie dei Pirriaturi, la festa solenne si celebra la prima domenica di luglio. Nella Via dei Pirriaturi è la chiesa della Confraternita della Madonna delle Grazie ai Pirriaturi che hanno trasferito la statua della Madonna nella Chiesa della Sacra Famiglia detta delle Cappuccinelle.
I Luoghi
Mercato delle Pulci
In Via Peranni
Qui si sono trasferiti i rigattieri dal piano delle Balate quando è stato costruito il Palazzo di Giustizia e dopo che era stata dismessa la ottocentesca villa detta “papiretana”. Vi si trovano anticaglie di valore. - ▼ Google Maps >>
Palazzo Fernandez
in Via Papireto
Sede dell’Accademia delle Belle Arti
Complesso del Filippone
in Vicolo Filippone,14
Nel complesso dell'ex convento Filippone opera dal 1997 l'Associazione Madre Serafina Farolfi con attività ed iniziative a favore dei bambini e delle loro famiglie che abitano nel quartiere.
Si offrono ai piccoli ospiti servizi di aggregazione ludico-sportivo, supporto e sostegno scolastico, attività di laboratorio per sperimentare e coltivare le proprie personali capacità.
L'Associazione si prende cura anche delle mamme, fornendo loro alimenti di prima necessità, momenti di ascolto e preghiera, laboratori volti ad acquisire conoscenze sartoriali e culinarie
tel. 347 609 4823 - e.mail: ass.farolfi@hotmail.it - pagina FeceBook - ▼ Google Maps >>
Chiesa della Sacra Famiglia detta delle Cappuccinelle
in Via Cappuccinelle
Finita di costruire nel 1750 con l’annesso convento di clausura è ad unica navata preceduta da un coro. Al suo interno sono custoditi pregevoli tele del XVIII secolo, un Crocifisso ligneo su reliquiario e la statua di Maria SS. Delle Grazie dei Pirriaturi, che da qui, la prima domenica di luglio, è condotta solennemente in processione per le vie del quartiere. scheda wikipedia - tripadvisor - ▼ Google Maps >>
Per info ed assistenza alla costruzione dell'itinerario
Il vincolo di contrada nel quartiere Albergheria è meno sentito che nel quartiere Capo, non per questo il tessuto delle relazioni sociali e l’identità culturale è più univoca, anzi, quest’ultima si struttura in veri e propri microcosmi più parcellizzati, tanto che alcuni affermano che ogni vicolo, via o “vanedda” dell’Albergheria è una patria.
Il quartiere ha subito in questi ultimi anni accadimenti storici ed interventi urbanistici che ne hanno profondamente modificato il tessuto antropologico, sociale e culturale di cui diamo notizia nella storia del Quartiere e che invitiamo a leggere. Le ultime migrazioni hanno nuovamente e profondamente cambiato il volto del quartiere. Innanzi tutto il grande afflusso di migranti, che qui hanno trovato accoglienza e cura nel centro Astalli dei Gesuiti e in Casa S. Chiara dei Salesiani, ed alloggio nella case abbandonate all’incuria ed al degrado una volta che i vecchi abitanti si sono trasferiti nelle nuove zone ad edilizia popolare della Città, quindi l’arrivo di nuovi abitanti nelle case recuperate con il piano di risanamento del Centro Storico della fine del XX secolo, con un diverso sentire ed animati dalla volontà di rilancio e valorizzazione del Centro Storico.
Questi insieme alle Associazioni del Volontariato sociale, già presenti nel quartiere e già strutturate in rete come il “progetto Albergheria e Capo Insieme”, hanno dato vita in questi ultimi anni ad una prassi di democrazia partecipata dal basso, sotto il nome di S.O.S. Ballarò, che ha avviato processi virtuosi di sviluppo di cui cominciano a vedersi i primi frutti nel recupero di aree urbane come la Piazza Mediterraneo, l’avvio della ricostruzione del capannone per il mercato coperto di Piazza Carmine, la regolarizzazione del mercato dell’usato che da Piazza San Saverio si è esteso a gran parte del quartiere e l’affermarsi di manifestazioni culturali capaci di unire tutto il quartieri, come “Ballarò Baskers”. A questo si aggiunge la riconversione di fatto del vecchio mercato popolare che ha scoperto la sua vocazione turistica trasformando, soprattutto nella parte bassa del mercato, alcune delle vecchie “putie” in punti di accoglienza e ristoro senza perdere però l’aspetto del vecchio “suk arabo”
Contrada dell’Origlione
La contrada si estende per la via Biscottari ed il piano dell’Origlione al cui interno sono la chiesa dell’Origlione, il complesso della Scuola Giovanni Verga e la struttura di assistenza sociale fatta edificare dal Cardinale Ruffini.
I Luoghi
Palazzo Federico, Via Biscottari 4
Costruito nel ‘600 ha subito diversi interventi fino al XVIII secolo. Lo scalone è opera del Marvuglia, gli affreschi del salone è di Gaspare Serenario. Il palazzo ingloba la Torre Buscemi sorta sulla porta araba “bab el soudan” (porta dei Negri)
Chiesa dell’Origlione in Piazza San Giovanni all’Origlione
Chiesa oggi sconsacrata è stata eretta nel 1682 e rifatta nel 1782. Imponente la facciata. L’ampia aula è preceduta dal coro; nelle pareti laterali si aprono tre cappelle per lato. Custodisce una tela del Serenario, mentre gli affreschi sempre del Serenario sono stati distrutti dai bombardamenti della seconda guerra mondiale. Qui era custodita la statua della Madonna del Rosario, patrona della contrada.
Contrada S. Chiara
Santo Protettore San Giovanni Bosco celebrato dai Padri salesiani e dai fedeli a lui devoti il 13 gennaio. Si estende per la zona compresa tra la Via Mario Puglia, Salita Raffadali e Via Rua Formaggi
I Luoghi
Chiesa e complesso di S. Chiara in Piazza S. Chiara 11
Chiesa ed annesso monastero furono edificati nel 1344 e quindi rifatti tra il 1678 ed il 1726. Alla semplicità del prospetto della Chiesa si contrappone la maestosità della decorazione del campanile strutturato in tre ordini. All’interno il coro precede l’ampia unica navata, alle cui pareti laterali sono due cappelle per lato, appena accennate. Ampio il presbiterio aperto da un arco trionfale e chiuso da uno splendido altare in pietre dure sormontato da uno splendido baldacchino. All’interno dipinti su tela ed a fresco di illustri artisti del XVIII secolo quali Olivio Sozzi, Gaspare Serenario, Guglielmo Boremans. Il convento è stato pesantemente colpito dai bombardamenti del 1943. Recentemente durante i lavori di restauro del teatro sono venuti alla luce i resti delle antiche mura puniche e delle abitazioni a queste addossate. Il complesso è stato affidato ai Salesiani che vi hanno impiantato le scuole professionali fino agli anni sessanta formando valenti sarti, falegnami e tipografi e l’oratorio che si prende cura di bambini e ragazzi con attività di supporto e sostegno scolastico, sporte ed attività formative e ludico riocreative. Da oltre un decennio la struttura è punto di riferimento dei migranti che vivono a Palermo che vi trovano accoglienza e servizi di facilitazione dei processi di integrazione. La Chiesa partecipa al "Circuito del Sacro" - Scheda descrittiva ▼ Google Maps >> - contatti e sito WEB >>
Palazzo Speciale - Montaperto di Raffadali, In Via G. Puglia
Costruito nel XV secolo quale residenza del Pretore Pietro Speciale venne ceduto ai Montaperto di Raffadali che nel '700 lo riammodernarono. Il prezioso portale immette nell'atrio da cui si diparte l'ampio scalone. Le Bifore sul prospetto mantengono il disegno quattrocentesco.
Casa di cagliostro in Vicolo del Conte Cagliostro
E’ la casa in cui si vuole sia nato il Conte Cagliostro che da Palermo mosse per conquistare fama in tutta l’Europa,
Contrada di Casa Professa
Si estende alle zone attraversate da Via Casa Professa, Via del Ponticello e Via del Bosco e mostra ancora le ferite inferte dai pesanti bombardamenti del 1943. Le antiche botteghe sono state abbandonate dai vecchi abitanti, al loro posto si sono insediate le attività dei migranti continuando quel progresso di contaminazione culturale che nei millenni è la caratteristica che accomuna tutte le generazioni che qui si sono succedute. La volontà di rinascita e valorizzazione è testimoniata dalle frequento iniziative di recupero urbano che trasforma i luoghi del degrado in luoghi di socializzazione e di godimento delle opere d'arte, che generosamente gli artisti di "street art" donano al quartiere ed alla città.
I Luoghi
Biblioteca comunale, in Via Casa professa 18
In seguito all'espulsione dei Gesuiti - nel 1767 - la Biblioteca Comunale si traferì nei locali della Compagnia e negli oratori di Casa Professa. Il patrimonio librario si arricchì notevolmente per il conferimento di quello proveniente degli ordini religiosi soppressi nel 1866. Notevole è stata l’opera di bibliotecario di Gioacchino Di Marzo, che vi operò dal 1857 alla morte nel 1916, che oltre a pubblicare una gran quantità di inediti dotò la biblioteca di strumenti che ne agevolarono la fruizione. La biblioteca ha due accessi, uno da Via Casa Professa, che immette in un ampio e maestoso chiostro con la pavimentazione in ciottoli ed un secondo da Piazza Brunaccini, costituito da un pronao in stile dorico che immette in una scalone. Di pregio i ritratti degli uomini di cultura illustri che pendono dal ballatoio e l’arredo ligneo. sito web >> - ▼ Google Maps >>
Chiesa di San Michele Arcangelo, in Piazza Brunaccini
Edificata dai Normanni là dove era una catacomba paleocristiana (è possibile ancora accedervi) nota con il titolo di S. Michele De Indulcis, è stata interamente ricostruita nel 1566. Vi si accede da un elegante ingresso in stile rococò terminato da un frontone triangolare. L'interno a tre navate è spoglio. Dal 1866 è utilizzata come deposito della Biblioteca Comunale.
Casa professa, in Piazza Casa Professa
Per la sua costruzione iniziata nel 1564 furono distrutte diverse chiese, ipogee, che erano nella zona. I lavori conclusi nel 1577 ripresero immediatamente per modificarne l’impianto che non soddisfò i Padri Gesuiti. Può dirsi che i lavori architettonici si conclusero nel 1633 mentre quelli per le decorazioni si protrassero fino alla metà del XIX secolo. L’interno è il capolavoro della decorazione a marmi mischi e tramischi del barocco fiorito siciliano. Tutte le superfici sono decorate con elementi naturali che disegnano un albero della vita che si inerpica e ramifica per pareti, pilastri, volute, vele incorniciando pale d’altare e scene di riferimento biblico o di vita di santi raccontate con il marmo a diversa colorazione usato come se fossero pennelli e colori. Il tutto per celebrare la Gloria di Dio, della Chiesa sul peccato e sull’eresia. Vi furono impegnati i più valenti scultori del tempo come il Tagliavia, il Vitagliano, Marabitti, Tagliavia, Scuto, Ferrera. Notevoli anche le pale d’altare e gli affreschi di autori celebrati quali Antonio Grano e Pietro Novelli. La chiesa è stata pesantemente colpita dai bombardamenti del 1943, I lavori di restauro sono stati completati nel 1954. La Casa professa dei Gesuiti era molto vasta. Nelle vicinanze vi è la chiesa di S Maria delle Grazie al Ponticello e l’Oratorio delle Dame in cui sono custodite preziose tele di Antonio Grano. La chiesa partecipa al "Circuito del Sacro" Scheda descrittiva >> ▼ Google Maps >> - contatti e sito WEB >>
Palazzo Marchesi, In Piazza SS. 40 Martiri al Casalotto 10/12
Costruito nel XV secolo dalla famiglia Marchesi. Fu sede del Tribunale dell'inquisizione dal 1550 al 1568 quando fu dato ai Gesuiti. La facciata è movimentata dalla torre che originariamente si elevava su tre ordini. Su di essi i Gesuiti innalzarono il campanile della chiesa del Gesù. Nella zona era preesistente una cisterna che conteneva un milione di litri d'acqua. Scheda descrittiva >>
Adiacente al Palazzo è la sede del Centro Astalli, associazione di volontariato che fa parte della rete territoriale del Jesuit Refugee Service in Italia. Lo spirito che lo anima è quello della difesa dei diritti, dell’integrazione e dell’inclusione di immigrati extracomunitari, rifugiati e richiedenti asilo, offre i servizi socio assistenziali e socio educativi di prima e seconda accoglienza.
sito www.centroastallipalermo.it/ - e.mail: astallipa@libero.it - pagina FaceBook - geolocalizzazione
Contrada di S. Nicolò all’Albergheria
Si estende nella zona compresa tra via Nunzio Nasi, Via Ballarò e Via S. Nicolò all’Albergheria
Cuore pulsante della contrada è Il mercato di Ballarò che prende il nome, probabilmente dall’arabo “suq-al Balari” dove Balari stava ad indicare il casale Balarà di Monreale da cui venivano i contadini per vendere il loro raccolto. Questo tratto del mercato ha più risentito della crisi determinata dallo spopolamento del quartiere e della grande distribuzione.
Ha ritrovato nuovo slancio nella riconversione nella ristorazione proponendo piatti della cucina tipica siciliana, con i tavoli che si alternano con le esposizioni di frutta verdura ed ortaggi, carni, olive, formaggi e salumi delle botteghe alimentari.
I Luoghi
Chiesa di san Nicolò all’Albergheria, in Via Nunzio Nasi
La chiesa è stata costruita nel XIII secolo e completamente rifatta dopo il sisma del 1726. La pianta è a tre navate con quattro altari per lato. I recenti restauri hanno riportato alla luce, nella parete settentrionale, tratti della costruzione trecentesca in cui le pareti della navata centrale erano sostenute da colonne che nei lavori di rifacimento sono stati sostituiti da pilastroni. Costruita al tempo dei normanni nel XII secolo è a triplice navata con quattro altari per ogni lato. Danneggiata dal terremoto del 1726 venne modificata tra il 1751 ed il 1766 sostituendo le antiche colonne con dei pilastri.
Torre di San Nicolò, in Via Nunzio Nasi
Costruita nel XIII secolo, è utilizzata quale torre campanaria della Chiesa di San Nicolo e si erge al suo fianco settentrionale. Nasce, però, come torre di guardia medievale senza alcun legame organico e funzionale con la chiesa. Ha conservato nei secoli la sua impronta tardo-gotica. E' costruita con conci di tufo calcareo; i suoi quattro livelli si alzano per circa 35 m., e 83 gradini. Nel '300 divenne torre civica e vi furono aperte, per ogni lato, finestre bifore decorate con tarsie laviche e monofore archiacute. Poco prima del 1518 vi fu apposto un orologio che suonava "la castiddana", da qui il nome "la castiddana dell'Albergheria", ora in cui bottegai ed artigiani dovevano chiudere le loro botteghe. Fu rimosso durante i lavori di restauro del 1972. Dal terrazzo della Torre, ormai chiamata Terrazza Palermo, la città si offre in un panorama splendido e indimenticabile. Scheda descrittiva - ▼ Google Maps >> - contatti e sito WEB >>
I siti partecipano al "Circuito del Sacro"
Nella piazza che si apre sul fianco meridione della chiesa si erge il rudere della facciata del Palazzo Giallongo di Fiumetorto.
Chiesa di S Maria le Balate, in Via delle Balate 4
Costruita nel 1631 dagli Algoziri venne detta dell’Annunziatella degli sbirri. Elegante l’esterno. E’ ad un’unica navata con accennati alle pareti due ampi cappelloni. Nella cripta adibita a luogo di sepoltura sono ancora conservati in buono stato i loculi, nicchie ed essiccatoi. Dal 2007 nei locali della chiesa e dell’annesso convento dei Francescani è ospitato il Centro culturale delle Balate con annessa biblioteca dei bambini e dei ragazzi Le Balate e Cendro di Educazione Ambientale Le Balate. Le attività della biblioteca sono integrate con quelle di supporto e sostegno scolastico per combattere l’alto tasso di dispersione ed elusione scolastica e dei laboratori culturali orientati a far emergere e curare le facoltà creative e manipolative dei bambini. pagina FaceBook - geolocalizzazione
Chiesa di San Giovanni Decollato, In Piazza S. Giovanni Decollato
Costruita nel 1597. Ridotta a rudere è stata utilizzata da Luchino Visconti, nelle riprese del Gattopardo, quale sfondo scenografico agli scontri dei garibaldini con le truppe borboniche per la conquista di Palermo. Nel 2010 si sono conclusi i lavori di ripristino e restauro. L’edificio ad unica ampia navata è stato affidato alla Associazione Parco del Sole per realizzarvi un Centro di aggregazione giovanile con attività di supporto e sostegno scolastico, laboratori ed iniziative ludico / ricreative / formative. Nelle immediate vicinanze è il Palazzo Pirrone costruito nel XVI secolo.
Contrada del Carmine
Patrona, con il titolo di regina di Ballarò tutta e la Madonna del Carmine a cui è tributata, nella quarta settimana del mese di luglio, una grande festa che coinvolge tutto il quartiere ed oltre.
In questa parte il mercato mantiene ancora la sua vitalità e ne sono testimonianza la fitta fila di bancarelle che si protendono verso il centro della strada lasciando uno stretto passaggio. Diversi "putiari", venditori, cominciano a diversificare la loro attività e proponendo la degustazione della loro merce come la macedonia o i succhi di frutta, le fette di mellone e i piatti con il polipo bollito.
I Luoghi
Si estende da piazza Carmine, in Via Chiappara al Carmine
Carmine maggiore, in Piazza Carmine
La prima chiesa del XII secolo, documenta che Il Convento Carmelitano del Carmine è il primo che sia stato impiantato in Occidente. La costruzione dell’attuale Chiesa iniziata nel 1627, si protrasse fino ai primi decenni del XIX secolo, a cui risale la costruzione della facciata con la statua della Madonna del Carmelo posta in una nicchia al di sopra del portone di ingresso. Di grande valore scenico è la cupola, che è punto di orientamento per gran parte del quartiere disegnando scorci paesaggistici di rara bellezza. Il tamburo è scandito da quattro atlanti che sostengono la calotta, finemente decorata da maioliche colorate, come se fosse la volta celeste. L’interno della Chiesa, notevolmente rialzato rispetto al piano stradale, è maestosamente ampio e diviso in tre navate con quattro cappelle per lato. Vi sono custodite tele del XVIII secolo e la statua di S. Caterina D’Alessandria di Antonello Gagini. Di notevolissimo interesse le decorazioni a stucco di Giacomo Serpotta degli altari della Madonna del Carmelo e del Crocifisso addossati alle pareti di chiusura del transetto. Di ispirazione berniniana sono le colonne tortili nelle cui volute sono raffigurate scene della vita della Madonna nell’altare a Lei dedicato e della Passione di Cristo nell’altare del Crocifisso dolens che richiama quello della Cattedrale. Di pregevole fattura è il coro ligneo del presbiterio. Nella prima cappella a sinistra è custodita la preziosa statua della Madonna del Carmine che viene, che è visibile solo nel periodo della festa che Le viene dedicata nella quarta settimana del mese di luglio. Il Convento si sviluppa intorno al chiostro in cui si alternano archi acuti ad archi a tutto sesto. Il convento è adibito a casa di accoglienza per pellegrini e turisti.
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Chiesa del Collegio di Maria al Carmine, in Via Chiappara al Carmine
Fu edificata tra il 1747 ed il 175,2 per volere del parroco dell'Albergheria Mons. Isidoro Del castillo, insieme al Collegio, destinato ad accogliere le ragazze del quartiere. Sopra il portale di ingresso è un bassorilievo in stucco che raffigura S. Giuseppe con Gesù Bambino, l’interno è ad unica navata preceduta dal coro. I quattro altari, due per lato, sono decorati da marmi policromi e con colonne tortili affollate da puttini poggiati sulle loro spire. Gli affreschi della volta sono opera di Antonio Manno. Di pregevole fattura l’altare centrale in stile impero
Oratorio del Carminello, in Via Porta S. Agata
Costruito quale sede della compagnia del Carmine nel 1605 si sviluppa in una unica aula preceduta da un vestibolo. Preziose e scenografiche le decorazioni a stucco di Giuseppe e Procopio Serpotta. La Chiesa è dotata di una cripta in cui venivano sepolti i confrati.
Contrada Porta S.Agata
Santo Patrono, Maria SS. Del Buon Rimedio che viene festeggiata nella seconda settimana del mese di Magio.
Coincide con la zona periferica a settentrione del quartiere, compresa tra la Via Porta S. Agata ed il suo prolungamento Via Ceare Battisti e la Via delle Pergole. E' la zona economicamente più attiva del quartiere. Mantiene ancora un tessuto di attività artigianali e qui è il tratto più frequentato di tutto il mercato detto di Ballarò. La sera, al contrario della parte bassa intorno a Piazza Ballarò movimentata dai giovani della Movida, questa zona si spopola.
Porta S. Agata, in Via Porta S. Agata
Lungo al via porta S. Agata è visibile un tratto delle antiche mura, che sono state liberate dalle abitazioni abusive, costruite a ridosso. In esse si apre la Porta S. Agata, che prende il nome dalla vicina Chiesa di S. Agata la Pedata, in cui si vuole che la Santa, abbandonando Palermo, vi abbia lasciato l’orma del suo piede, è stata costruita prima del 1275. E’ ad unica fornice con arco a sesto acuto ribassato all’interno. Delle sue decorazioni a fresco nulla è a noi pervenuto.
Chiesa di S. Maria Regina del Paradiso, in Via Giuliano Maiali
Sede della Compagnia dei Mugnai è stata costruita nella seconda metà del XVIII secolo. Oggi è sede della Confraternita di Maria SS. del Buon Rimedio che vi custodisce il fercolo che viene portato in processione nella seconda domenica del mese di maggio
Contrada San Saverio
Patrono della Contrada è S. Miche Arcangelo i cui solenni festeggiamenti si celebrano la prima settimana del mese di ottobre.
Si estende nell’area compresa tra la Via Maiali, Via Villanueva, ex Cinema Edison e Via Isidoro Agricola. Vi resistono ancora le abitazioni costruite abusivamente nelle aree liberate dagli sventramenti di inizio secolo scorso e dai bombardamenti del 1943. Oggi queste costruzioni sono adibite a magazzino dei tanti che qui, per sbarcare il lunario, vendono la roba usata raccattata per la città. Una attività che ha creato problemi di vivibilità nella zona del quartiere che è più densamente abitata ma che opportunamente regolamentata ed organizzata, come si sta sperimentando di fare in accordo tra abitanti, mercatari ed Amministrazione Comunale può rivelarsi come risorsa di sviluppo economico, come già avviene in altre città.
I Luoghi
Ritiro San Pietro, In Piazzetta Ritiro San Pietro
Edificato alla fine del XVI sec. fu totalmente modificato nel 1666 per scelta del Duca Giovanni Sammartino Ramondetto il cui busto è ancora allocato nel prospetto. Destinato ad accogliere le donne in difficoltà è stato sede di diverse iniziative benefiche sempre a favore delle donne. Dagli anni 90 è sede del Centro San Saverio ed è punto vitale di riferimento per la promozione umana e sociale nel territorio. sito www.centrosansaverio.it/- e.mail: info@centrosansaverio.it - pagina FaceBook - geolocalizzazione
Caramelle Artigianali Terranova, in Via del Giudice Michele 7
Da 130 anni vi si producono eccellenti caramelle dell’autentica tradizione siciliana che da qui vanno per tutto il mondo. Geolocalizzazione, info: https://www.caramelleterranova.it/
Chiesa della Madonna del Soccorso, in Via Albergheria
Fa bella mostra di sé la parete dell’abside, l’unica che si sia salvata dai bombardamenti del 1943.
Chiesa di san Francesco Saverio, in Piazza S. Francesco Saverio
Costruita tra il 1685 ed il 1710 era annessa alla Casa della Terza Probazione (1633/1634) in cui i Gesuiti si preparavano durante il periodo del terzo noviziato a professare il quarto voto, che è stata distrutta per far posto al pensionato universitario. E’ uno dei “più significativi esempi di edificio a pianta Centrale in Sicilia”, opera dell’Architetto Gesuita Angelo Italia. Molto bella la facciata su due ordini, scandita dal ritmo susseguirsi degli spazi ad intonaco bianco e lesene in pietra arenaria su cui quasi poggiano colonne in marmo grigio.
Il tessuto decorativo è recuperato nella slanciata cupola e nella torre campanaria. L’interno è a croce greca con in suoi angoli smussati in cui sono stati aperti quattro cappelle a forma esagonale. Notevoli le opere d’arte, pitture su tela e a fresco e sculture, che ne decorano le pareti. Vi operarono Gaspare Serenario, Tommaso Maria Sciacca, Vincenzo Vitagliano, Baldassare Pennino ed altri valenti artisti del ‘600 e del ‘700. scheda wikipedia - tripadvisor - geolocalizzazione
Chiesa del Crocifisso, in Via Albergheria
Costruita nel XVI secolo è crollata nel 1958. Sono rimasti dei ruderi su cui il Pittore Igor Scalisi Palminteri ha dipinto nel 2017 il grande murales in cui è raffigurato S. Tommaso Moro
Contrada San Giorgio in Kemonia
Patroni della Contrada sono il Crocifisso della Pinta che si festeggia nella prima settimana di maggio e S. Giuseppe Cafasso celebrato il 23 giugno
Si estende per la zona occidentale dell’Albergheria compresa tra la Via S. Isidoro Agricola e la Via dei Benedettini. Anticamente era denominato “quartiere degli zingari”, perché così erano detti i tanti forestieri che vi abitavano e che esercitavano, soprattutto e in botteghe concentrate nel Vicolo S. Mercurio, la professione di fabbro.
I Luoghi
Chiesa di S. Isidoro Agricola, in Via Luigi Cadorna
Costruita nel 1643 dalla Confraternita dei Panettieri è ad unica navata con due altari alterali. Sull’altare centrale è il dipinto di Gugliemo Borremans in cui sono raffigurati Gesù e Maria. Vi sono custoditi i fercoli del Cristo Morto e di Maria SS. Addolorata che il venerdì santo sono portati in processione per le vie del quartiere accompagnati per tutto il percorso da una folla orante di fedeli devoti. La chiesa è quasi inglobata nel complesso dell’Ospedale dei Bambini. geolocalizzazione
Porta Mazzara, in Via Benedettini
Costruita dai Normanni, con tre fornici ogivali con quelle laterali murate. Fu inglobata all’interno del Bastione Pescara – Montalto e ritornò alla luce quando il bastione fu demolito nel 1885.
Chiesa di S. Giuseppe Cafasso, in Via Benedettini 12
Edificata nel 1765 su una preesistente chiesa Normanna è ad unica navata con tre cappelle accennate alle pareti laterali. Sugli altari tele del XVII e XVIII secolo. Di Marabitti sono il Crocifisso su reliquiario nell’ultima delle cappelle ed il monumento funebre di Onofrio Buglio in sacrestia. Nel transetto è la copia dello “Spasimo” di Raffaello che era custodito nell’annesso ex convento dei Benedettini che lo vendettero agli spagnoli che oggi lo conservano al Prado di Madrid.
Il suo campanile offre un punto panoramico di particolare interesse, gode di una vista unica su San Giovanni degli Eremiti, simbolo dell’architettura arabo-normanna palermitana con le sue cupole rosse, il chiostro e il giardino, sul Palazzo dei Normanni e della Cattedrale di Palermo sullo sfondo del Monte Pellegrino. Guardando verso il mare, poi, tra i tetti dell’Albergheria di Palermo emergono alcune cupole del centro storico: san Giuseppe dei Teatini, Santa Caterina, Casa Professa, Chiesa del Carmine Maggiore. Si può visitare da maggio ad ottobre, ore 10.00 - 18.00.
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Ritiro delle zingare, in Via Benedettini
E’ stato costruito nel 1749, nel quartiere degli Zingari, per ospitarvi le donne traviate e meretrici. Al suo interno era la Chiesa di Maria SS. Abbandonate. Dai primi del ‘900 al 1982 è stato trasformato in carcere femminile, quindi occupato dal “centro sociale ex carcere” e dopo anni di abbandono è stato acquisito dall’Università e trasformato in pensionato studentesco. Scheda descrittiva >>
Chiesa di San Giovanni degli Eremiti, in Via Benedettini
Monumento simbolo, insieme alla Cattedrale, della Città di Palermo è stata costruita tra il 1130 ed il 1148 da Ruggero con annesso convento affidato ai Benedettini. Per la costruzione del complesso vennero distrutti i preesistenti edifici religiosi che testimoniano la “vocazione” sacra del posto. Subì notevoli trasformazioni fino a che Giuseppe Patricolo la riportò all’antico splendore. Stupisce il movimento dei semplici volumi che s’intersecano tra loro. In alto sono conclusi dalle famose caratteristiche cupolette rosse.
All’interno, in pietra a “faccia vista”, le due strutture cubiche cupolate si susseguono a disegnare una unica navata divisa da un grande arco a sesto acuto. Gli angoli dei tamburi su cui si innestano le cupole sono smussati da nicchie. Il presbiterio è tripartito come nelle atre chiese normanne.
Oratorio di S. Mercurio, In Vicolo S. Mercurio.
realizzato dopo 1572 modificando la Chiesa della Madonna della Consolazione. Gli stucchi che decorano l’aula dell’Oratorio sono Giacomo e Procopio Serpotta. I dipinti sull’altare centrale e nel presbiterio sono del XVIII secolo. Il pavimento è maiolicato.
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Chiesa della Madonna dell’Itria, in Piazza della Pinta
Distrutta la chiesa bizantina della Madonna dell’Itria in seguito alla costruzione della Porta Castro, si provvide alla costruzione della nuova chiesa nell’attuale sito nel 1670. La piccola aula è stata decorata da Giuseppe Serpotta. Vi è custodito, oltre a due pregevoli tele del XVII e XVIII secolo, il venerato Crocifisso della Pinta.
Oratorio di S. Elena e Costantino, In Piazza della Vittoria
E’ stato costruito nel XVIII secolo. L’ampia aula oratoriale si apre sul fondo in una cappella in cui è l’altare centrale. Le decorazioni dell’interno sono opera di Filippo Tancredi e Guglielmo Borremans.